Intervento per ernia inguinale in laparoscopia: in cosa consiste e quando è indicato

L’ernia inguinale rappresenta una patologia molto comune, che riguarda il 7% circa della popolazione mondiale. E’ molto più frequente negli uomini rispetto alle donne (90% dei casi negli uomini). I fattori di rischio per lo sviluppo di un’ernia inguinale sono l’età (maggiore incidenza con l’aumentare dell’età), la presenza di altri casi in famiglia, il fumo di sigaretta e le attività che comportano sforzi importanti della muscolatura addominale.

Il trattamento dell’ernia inguinale consiste nella riparazione chirurgica con il posizionamento di una protesi (la cosiddetta “retina”) in polipropilene.

L’intervento può essere eseguito per via tradizionale, con una incisione di 5-6 cm a livello dell’inguine (riparazione “open”), oppure per via laparoscopica, attraverso 2 incisioni da 5 mm e una da 1-1,5 cm.

Durante l’intervento laparoscopico, si effettua una prima incisione da 1-1,5 cm nella zona dell’ombelico o al di sopra dell’ombelico attraverso la quale si accede alla cavità addominale e si introduce il laparoscopio (una telecamera collegata ad un monitor). Successivamente si eseguono altre 2 incisioni per introdurre due piccole pinze e altri strumenti di lavoro per la mano destra e sinistra del chirurgo. Il contenuto dell’ernia viene riposizionato nella cavità addominale e si scolla il peritoneo, sottile membrana che ricopre la parete addominale. In seguito, si posiziona la protesi anteriormente al peritoneo al fine di coprire i difetti della parete a livello inguinale e crurale (cosiddetta “porta erniaria”). Alla fine, si richiude il lembo peritoneale in modo che la protesi non rimanga a contatto con i visceri e si chiudono gli accessi della laparoscopia. L’intervento viene eseguito in anestesia generale e il paziente può essere dimesso dopo poche ore. 

Sia l’intervento open che quello laparoscopico hanno un eccellente profilo di sicurezza ed efficacia se eseguiti da chirurghi esperti.

La tecnica laparoscopica secondo le ultime evidenze scientifiche ha il vantaggio di essere associata a una minore incidenza di dolore cronico. Infatti, una complicanza temibile della chirurgia per ernia inguinale è il dolore postoperatorio nel sito chirurgico che dura per più di 6 mesi dopo l’intervento: l’intervento laparoscopico riduce del 50% la possibilità di sviluppare dolore cronico. 

La tecnica laparoscopica garantisce inoltre una ripresa del paziente più rapida e minor dolore postoperatorio anche nel primo periodo.

Quando è indicato l’intervento laparoscopico? 

Le linee guida della European Hernia Society spiegano in quali casi bisognerebbe preferire l’intervento in laparoscopia:

  • Ernia inguinale bilaterale (presenza contemporanea di ernia inguinale destra e sinistra)
  • Ernia inguinale o femorale nella donna 
  • Ernia inguinale recidiva dopo intervento tradizionale
  • Ernia femorale

In quali casi invece l’intervento laparoscopico può essere sconsigliato?

  • Pregressa chirurgia della prostata o dell’addome inferiore
  • Pregressa radioterapia nella pelvi
  • Ernia inguinoscrotale di grandi dimensioni

Si sottolinea che la scelta del tipo di intervento viene fatta caso per caso tenendo conto di tutte le caratteristiche del paziente nonché del tipo e delle dimensioni dell’ernia. 

Per approfondire: 

Linee guida della European Hernia Society, versione in italiano:

https://europeanherniasociety.eu/wp-content/uploads/2023/04/Groin_ITA_cov13178_ehs_groin_hernia_management_a5_it_10_lr_0.pdf

Articolo di confronto tra tecnica open e tecnica laparoscopica:

Surg Endosc 2022 Jul;36(7):4685-4700.  doi: 10.1007/s00464-022-09161-6. Epub 2022 Mar 14. Open versus laparoscopic repair of inguinal hernia: an overview of systematic reviews of randomised controlled trials. Nafi’u Haladu, Adegoke Alabi, Miriam Brazzelli, Mari Imamura, Irfan Ahmed, George Ramsay, Neil W Scott. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35286471/

Screening per il tumore del colon-retto: come e quando? 

I tumori del colon-retto rappresentano il terzo tumore più frequente nell’uomo e il secondo nella donna. Ogni anno in Italia si ammalano 48.700 persone per questa patologia. 

Si tratta di un tumore che può essere prevenuto o diagnosticato precocemente, uno dei pochi per cui esistono programmi di screening efficaci! 

Il Servizio Sanitario Nazionale offre uno screening con invito attivo del cittadino da parte delle ASL. 

Lo screening consiste nella ricerca del sangue occulto nelle feci e va effettuato ogni 2 anni. La maggior parte delle regioni lo prevedono per le persone tra i 50 e i 69 anni; alcune estendono fino a 74 anni. 

In caso di positività del sangue occulto, verrà eseguita una colonscopia. 

In Italia grazie allo screening nel 2022 sono stati individuati più di 2800 carcinomi. Il tasso di adesione allo screening è però ancora inferiore al 40%.

La American Cancer Society ha fornito raccomandazioni diverse: secondo le loro linee guida lo screening va iniziato a 45 anni, con ricerca del sangue occulto nelle feci o con una colonscopia, e va continuato fino a 75 anni. 

Se si effettua lo screening con la ricerca del sangue occulto nelle feci, e’ raccomandato farla ogni anno; se si opta per la colonscopia, la si deve fare ogni 10 anni in caso di esame negativo; se si scelgono la colonscopia virtuale o la rettosigmoidoscopia, andrebbero fatte ogni 5 anni in caso di esame negativo.

Ci sono però persone a RISCHIO AUMENTATO per uno di questi motivi:

– familiarità per tumore del Colon-retto 

– persone con pregressa asportazione di un tumore del colon-retto

– persone con malattie infiammatorie intestinali

– persone con sindromi ereditarie che si associano ad alto rischio di sviluppare tumori del colon-retto

– persone che hanno avuto una radioterapia addominale o pelvica 

Nelle persone a rischio aumentato di tumore del colon-retto, lo screening e’ diverso: potrebbe essere necessario cominciarlo in età più precoce, doverlo eseguire con frequenza maggiore, e spesso si deve basare su una colonscopia piuttosto che sulla ricerca del sangue occulto nelle feci, sulla colonscopia virtuale o rettosigmoidoscopia.

Fonte: Ministero della Salute; Linee Guida della American Cancer Society

4 FEBBRAIO GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO

Il 4 febbraio ogni anno si celebra la giornata mondiale contro il cancro promossa dalla UICC (Union for International Cancer Control) e sostenuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
In questa occasione e’ importare ricordare che il 40% dei nuovi casi di tumore possono essere prevenibili perché causati da fattori di rischio che possono essere evitati grazie ad uno stile di vita più sano.
Ecco 9 regole da seguire per la prevenzione:
1.⁠ ⁠Non fumare
2.⁠ ⁠Mangia in maniera sana ed equilibrata
3.⁠ ⁠Allatta al seno (riduce il rischio di tumore per la mamma)
4.⁠ ⁠Vaccina i tuoi figli contro HPV e epatite B
5.⁠ ⁠Evita eccessiva esposizione al sole e applica le creme protettive
6.⁠ ⁠Sul lavoro segui le regole di protezione da agenti cancerogeni
7.⁠ ⁠Pratica attività fisica regolarmente ed evita la sedentarietà
8.⁠ ⁠Riduci o evita il consumo di alcolici
9.⁠ ⁠Aderisci ai programmi di screening oncologico

Ricordo che i programmi di screening oncologico attivi e gratuiti in Italia sono:
•⁠ ⁠lo screening cervicale (PAP test o HPV Test) per la prevenzione del tumore al collo dell’utero;
•⁠ ⁠lo screening mammografico per la diagnosi precoce del tumore del seno;
•⁠ ⁠lo screening colorettale per la prevenzione del tumore del colon-retto

Per approfondire questo argomento vi invito a seguire il link sottostante che invia al sito del Ministero della Salute

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